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Importante studio della "d'Annunzio" sul vaccino contro la pandemia aviaria
Data: 13/07/2009
Nonostante gli sforzi attuali siano concentrati, nel tentativo di controllare la pandemia influenzale nota come "suina", permane la minaccia di un'altra pandemia causata dal virus influenzale aviario, i cui tassi di mortalità continuano ad essere superiori al 50%.
Posto che la vaccinazione rappresenta la misura preventiva più efficace anche in caso di pandemia, sviluppare un vaccino adeguato contro l'influenza aviaria presenta notevoli difficoltà: vi sono, infatti, limiti nella capacità produttiva del componente principale (l'antigene emoagglutininico). Diverse strategie sono state tentate per identificare una formulazione vaccinale che, oltre ad avere una buona efficacia, contenga la minor dose possibile di emoagglutinina, al fine di poter disporre del maggior numero di dosi nel minor tempo possibile, e molti studi hanno testato vaccini con vari dosaggi, con o senza adiuvanti, di tipo differente. Tuttavia, i risultati sono difficili da interpretare considerando i singoli studi, mentre è indispensabile identificare la migliore formulazione vaccinale poiché, in caso di pandemia, il WHO e le nazioni dovranno procedere all'acquisto di milioni di dosi del vaccino. Lo studio - in gergo una meta-analisi - ha combinato statisticamente (con una metodologia bayesiana a network, particolarmente complessa) i risultati dei 15 studi finora pubblicati, nei quali è stato testato un vaccino contro l'influenza aviaria negli adulti (per un campione totale di circa 10.000 soggetti). L'analisi ha permesso di documentare la migliore performance in termini di immunogenicità delle formulazioni vaccinali, contenenti adiuvanti non alluminici e dosi comprese tra 3.75 e 7 microgrammi, ovvero sufficientemente basse per permettere una elevata capacità produttiva in tempi brevi. È stato inoltre possibile documentare la sostanziale sicurezza del vaccino, che non ha provocato alcun effetto collaterale grave in nessuno dei soggetti cui è stato somministrato. Questa tipologia di vaccini, quindi, deve essere considerata la migliore opzione disponibile in questo momento, e fino a che nuovi studi - comunque auspicabili - non saranno pubblicati. Lo studio è stato svolto dal Prof. Lamberto Manzoli della "d’Annunzio", in collaborazione con i Prof. Antonio Boccia, Paolo Villari e Corrado De Vito della Sapienza di Roma, e con i Prof. Georgia Salanti e John P.A. Ioannidis delle Università Ioannina (Grecia) e Tufts (Boston, USA), ed è in corso di pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica "Lancet Infectious Diseases", il punto di riferimento mondiale del settore. |
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