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Ricerca oncologica - Da uno studio Ud'A si dimostra per la prima volta l'utilizzo dello zinco come adiuvante nelle chemioterapie
Data: 17/09/2009
“Targeting hypoxia in cancer cells by restoring homeodomain interacting protein-kinase 2 and p53 activity and suppressing HIF-1a” è il titolo dello studio realizzato dal gruppo di ricerca coordinato dalla Dott.ssa Gabriella D’Orazi della Facoltà di Medicina e Chirurgia della “d’Annunzio”, in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma, l’Universita’ di Tel-Aviv e l’Istituto Weizmann di Rehovot ( Israele).

Lo studio, finanziato da AIRC e da FIRC, e’ stato pubblicato sulla rivista Plos ONE nel numero di Agosto 2009 (Nardinocchi et al., 1: PLoS One. 2009 Aug 28;4(8):e6819).

Il presupposto scientifico e l’obiettivo dello studio

Partendo dal fatto che spesso i tumori solidi presentano aree di ipossia (ridotta ossigenazione: l’alta densita’ cellulare limita la disponibilita’ dell’ossigeno per le cellule) che induce la chemioresistenza e favorisce l’angiogenesi e quindi la progressione del tumore stesso, lo scopo di questo lavoro e’ stato quello di individuare un mezzo per contrastare la condizione di ipossia e ripristinate la sensibilita’ delle cellule tumorali ai chemioterapici. La condizione di ipossia rende inattive, tra le altre proteine, l’oncosoppressore p53 e uno dei suoi regolatori piu’ importanti, la proteina chinasi HIPK2.

I risultati dello studio

In questo studio si dimostra per la prima volta che, attraverso l’utilizzo dello zinco, e’ possibile contrastare l’effetto negativo dell’ipossia sulla proteina HIPK2 e di conseguenza riattivare anche la funzione oncosoppressoria della proteina p53, in risposta ai farmaci anti-tumorali.

Lo zinco e’ un importante cofattore per l’attivita’ di molte proteine che regolano le funzioni cellulari e in questo studio si dimostra che lo zinco contrasta la degradazione della proteina HIPK2 indotta dall’ipossia favorendone la stabilizzazione proteica e quindi la sua funzione inibitoria sul fattore attivato dall’ipossia (HIF-1a), e attivatoria della funzione oncosoppressoria di p53.

L’utilizzo dello zinco quindi, in questo studio, ripristina la chemiosensibilita’ e favorisce la morte delle cellule tumorali in sistemi cellulari di ipossia reale o chimicamente indotta in tumori del colon e del polmone in vitro e in un modello di tumore del colon in vivo.

Questa scoperta, di uno “switch” reversibile (inattiva/attiva) della proteina HIPK2, e’ nuova e di grande interesse nella ricerca sul cancro e supporta l’uso potenziale dello zinco come adiuvante delle terapie farmacologiche per facilitare l’inibizione della crescita tumorale in quei tumori che presentano le molecole p53 e/o HIPK2 non funzionanti a causa di meccanismi inibitori dettati dal tumore. Inoltre, il dato preclinico di utilizzo di una combinazione di zinco con chemioterapici, potrebbe rivelarsi di importanza generale alla luce di recenti scoperte che dimostrano che il trattamento del cancro con agenti anti-angiogenetici possa a lungo termine favorire l’ipossia e quindi risultare controproducente ai fini della cura del tumore stesso. L’uso dello zinco come adiuvante delle chemioterapie e’ ancora molto poco studiato, tuttavia alcuni studi mostrano come esso possa avere un reale potenziale clinico riducendo la crescita e l’aggressivita’ tumorale, per esempio in tumori della prostata o nella leucemia linfocitica acuta (ALL) con assenza di biotossicita’ per il paziente.

Presenta il lavoro scientifico, la Dottoressa Gabriella D’Orazi del Dipartimento di Oncologia e Neuroscienza, coordinatrice del gruppo di ricerca Ud’A.

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